Storia dell'edilizia scolastica torinese

In Italia l’edilizia scolastica è da qualche tempo sotto i riflettori della stampa a causa dell’importanza che essa riveste per la sicurezza dei bambini e dei ragazzi che frequentano quotidianamente le scuole italiane.

Alcuni episodi drammatici hanno collocato la scuola, intesa come edificio nel quale trascorrono buona parte delle loro giornate le giovani generazioni del Paese, al centro del dibattito politico, nonché delle maggiori preoccupazioni dei genitori e dell’opinione pubblica in generale.

Proprio quello della sicurezza è, infatti, un tema che ha assunto una centralità sino ad oggi sconosciuta, venendo declinata in moltissimi ambiti della vita pubblica e privata, dalla sicurezza fisica e psicologica alla sicurezza dell’impiego, sino alla sicurezza in auto e nei trasporti. Inoltre, dato il rilievo che la sicurezza ha nella nostra civiltà, viene comunemente associata a un altro tema caratteristico della post-modernità, ovvero l’emergenza.

Queste problematiche culturali tipiche del nostro tempo fanno sì che spesso si guardi all’edilizia scolastica esclusivamente attraverso la lente della situazione attuale e soprattutto dell’urgenza. Si tratta di una lente che rischia di risultare deformante o perlomeno di trascurare molti altri aspetti ai quali gli edifici scolastici dovrebbero ottemperare, specialmente per gli studenti più piccoli, dalla qualità dell’apprendimento all’equità della dislocazione sul territorio, dal benessere psicologico di docenti e alunni all’impatto ambientale.

In realtà, appare molto più utile e urgente ragionare su temi come l’influenza degli edifici scolastici sulla qualità dell’apprendimento e sul benessere degli allievi,

le ricadute sulla vita scolastica di un’impostazione degli spazi pensata per una didattica e degli studenti diversi da quelli odierni, e ancora le trasformazioni dell’insegnamento e dell’apprendimento determinate dall’ingresso progressivo nelle classi delle nuove tecnologie, tenendo conto che da sempre la comparsa di innovazioni tecniche ha modificato dalle fondamenta l’impianto della scuola.

Esistono naturalmente casi minoritari, ma assolutamente benemeriti, nei quali il posto centrale viene assegnato alla costruzione o al restauro delle scuole e degli spazi dell’istruzione in chiave progettuale, quindi, cercando di immaginarsi il futuro. Infatti, molti bambini, non solo a Torino, frequentano istituti collocati in edifici che hanno decenni o addirittura secoli di storia e in non rari casi sono stati concepiti e costruiti con finalità differenti dalla scuola. Pertanto, se è fondamentale progettare nuovi spazi scolastici che si pongano consapevolmente il rapporto tra luogo e qualità dell’apprendimento, è altrettanto importante ragionare su come tale relazione viene quotidianamente vissuta in ambienti non appositamente progettati.

Esistono diversi progetti nei quali il posto centrale viene assegnato alla costruzione o al restauro delle scuole e degli spazi dell’istruzione in chiave progettuale, quindi, cercando di immaginarsi il futuro

Nella medesima logica di queste iniziative, la presente ricerca intende indagare la relazione tra pedagogia, architettura e tecnologia studiandola in chiave diacronica.

L’obiettivo è indagare il passato, il presente e il futuro prossimo della scuola alla luce delle progressive acquisizioni dell’architettura, della pedagogia e delle tecnologie rivolte all’istruzione.

La presente ricerca intende indagare la relazione tra pedagogia, architettura e tecnologia studiandola in chiave diacronica, con l’obiettivo di indagare il passato, il presente e il futuro prossimo della scuola alla luce delle progressive acquisizioni dell’architettura, della pedagogia e delle tecnologie rivolte all’istruzione.

I materiali e le informazioni raccolte attraverso l’analisi di queste tre aree di ricerca forniranno gli elementi per tracciare un quadro della realtà scolastica torinese e non solo, indagandola alla luce dell’ipotesi, largamente condivisa in teoria, ma assai raramente messa in pratica, secondo cui la scuola “ben fatta” non è solo quella in cui si è al sicuro (concetto che rimanda al termine “asilo”, che non a caso ha definito per qualche secolo la scuola per i bambini più piccoli), ma è anche quella che facilita l’apprendimento e, più in generale, lo stare bene, contribuendo a rendere positiva un’esperienza centrale nella vita di ogni essere umano.

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