PerCorsi di Cultura Circolare

Spazio "Non solo mamme"

Lo Spazio non-solo mamme fa parte dell’offerta formativa del CPIA 3 Torino “Tullio De Mauro” (https://www.cpia3torino.edu.it/index.php?idpag=1 ) – Centro per l’Istruzione degli Adulti – e si colloca presso la sede di via Poma 14 nel quartiere di Mirafiori Nord a Torino.  

Lo spazio ospita esclusivamente studentesse donne, e in particolare adulte-madri impegnate nel lavoro di cura dei figli a tempo pieno. L’offerta formativa infatti si situa all’interno di quella che gli addetti ai lavori comunemente chiamano Scuola delle mamme. Questo titolo si declina in un’eterogenea molteplicità di progetti di istruzione, formazione e inclusione collocati su tutto il territorio nazionale, che vedono come destinatarie le donne, per lo più madri.

Negli ultimi 25 anni infatti sono state molte le strategie che i CTP (Centri Territoriali Permanenti) prima, e i CPIA dopo, o il privato sociale hanno messo in campo per cercare di garantire il diritto allo studio delle donne impegnate nel lavoro di cura dei figli, e per questo impossibilitate a frequentare la scuola. Infatti, benché la normativa italiana ed europea sanciscano in modo inderogabile l’impegno da parte delle Istituzioni a garantire l’accesso alla scuola di tutte e tutti – indipendentemente dalle condizioni sociali, culturali, economiche o materiali – la maternità rappresenta di fatto un ostacolo per l’accesso all’istruzione e alla formazione. Quando i figli non usufruiscono dei servizi educativi comunali o statali in età prescolare, le donne madri sono impegnate nel lavoro di cura a tempo pieno e non possono di fatto accedere ai locali degli Istituti Scolastici con i minori al seguito, per motivi di sicurezza oltre che di fattibilità. È necessario precisare che le allieve in questione sono quasi sempre straniere, e vivono in molti casi in contesti di isolamento, innanzitutto linguistico. Spesso quindi le associazioni del territorio organizzano autonomamente i corsi, principalmente di lingua italiana, facendosi carico anche della cura dei minori, in spazi dedicati o nelle stesse aule che ospitano le madri. 

La sedimentazione di queste esperienze ha fatto sì che prendessero vita collaborazioni più o meno stabili tra Terzo settore e CPIA, affinché questi ultimi riconoscessero e formalizzassero i percorsi di studio delle allieve. Nella maggior parte dei casi sono le associazioni a ospitare all’interno di propri locali e spazi extrascolastici le corsiste e i loro figli, affidando al CPIA territoriale di riferimento la didattica e il riconoscimento dei percorsi formativi, anche attraverso il rilascio di certificazioni linguistiche e diplomi. Questi percorsi ibridi, che pur rispondono alla vocazione degli Istituti Scolastici rivolti agli adulti a instaurare e saldare collaborazioni con gli enti del territorio, non sono privi di criticità, prima fra tutte il fatto che il servizio offerto è insufficiente rispetto alle richieste della popolazione adulta. Le problematicità che caratterizzano le diverse scuole delle mamme si potrebbero riassumere in un’unica parola: la loro (eccessiva) informalità. 

L’offerta formativa, sempre in bilico, manca di una formalizzazione chiara, standardizzata e duratura, sia nel riconoscimento dei percorsi formativi, sia nella loro organizzazione. Inoltre, l’offerta educativa rivolta ai bambini è in molti casi limitata, se non assente, e spesso affidata a personale volontario non qualificato. Insomma, per le donne madri manca spesso uno spazio di autonomia da dedicare alla scuola e il lavoro di cura continua all’interno dell’aula; l’accesso alla scuola è condizionato da troppe variabili, prima fra tutte la mancanza di uno spazio educativo adeguato per i figli. 

Lo “Spazio non-solo mamme” prende avvio da queste riflessioni. 

Si tratta di un progetto di ricerca-azione che vede la collaborazione del CPIA 3 Torino “Torino Tullio De Mauro”, del gruppo di ricerca Mescla del Dipartimento di Filosofia e Scienze dell’Educazione dell’Università di Torino e dell’Associazione Sardi A. Gramsci di Torino in rete con altre realtà del territorio torinese

 La progettualità ha avuto inizio nell’anno scolastico 2021-22, benché il CPIA 3 Torino abitasse quei locali già dall’anno precedente, realizzando un corso di scuola secondaria di primo grado supportata dal servizio di baby-sitting attraverso il Progetto Fami “Petrarca 6” (https://www.regione.piemonte.it/web/temi/fondi-progetti-europei/fondo-asilo-migrazione-integrazione-fami/integrazione-piemonte/petrarca-6-formazione-civico-linguistica-per-stranieri).

In questo modo circa una ventina di studentesse e altrettanti bambini nella fascia d’età 1-5 anni hanno potuto frequentare la scuola, permettendo alle allieve residenti in tutta la Regione di conseguire il diploma conclusivo del primo ciclo di istruzione. Durante l’estate poi, il plesso ha ospitato circa venti donne con bambini per un corso intensivo di alfabetizzazione in lingua italiana di livello A2.

 A partire da settembre 2021 la volontà del CPIA 3 di migliorare l’offerta formativa e il servizio educativo dedicati alle allieve e ai loro figli, il desiderio del Dipartimento di Filosofia e Scienze dell’educazione di utilizzare lo spazio di via Poma come laboratorio di sperimentazione e ricerca e  l’apporto di risorse e iniziative che l’Associazione Sardi A. Gramsci ha scelto di dedicare allo spazio Torino attraverso il progetto “(Per)corsi di cultura circolare: sostenibilità, competenze e solidarietà” – dedicato ai processi di inclusione della popolazione femminile inoccupata e disoccupata della città di Torio – , hanno fatto in modo che la scuola delle mamme di via Poma diventasse lo Spazio non-solo mamme

Ciò che rende unica l’esperienza di via Poma 14 è innanzitutto il luogo che la ospita: lo Spazio non-solo mamme infatti si trova all’interno di un’ex scuola dell’infanzia comunale.

Il plesso è stato dismesso dai servizi educativi 0-6 del Comune di Torino nel 2020 a causa del calo vertiginoso delle iscrizioni, conseguenza della drastica diminuzione della natalità che affligge in particolar modo questa parte della Città. La scuola si trova infatti a Mirafiori Nord, all’interno della Circoscrizione 2, a due passi da un asilo nido comunale, attorniata dagli alti palazzoni delle ex case popolari del quartiere. La scelta dell’Amministrazione Comunale di affidare il plesso al CPIA 3 di Torino, che ha deciso a sua volta di utilizzarlo come luogo dedicato alle studentesse e ai loro figli, aveva lo scopo anche di far rivivere uno spazio educativo altrimenti abbandonato, e di metterlo a disposizione di un quartiere in difficoltà. 

La possibilità di avere a disposizione un luogo sicuro e adatto ai bambini della fascia d’età 0-6 ha rappresentato un’occasione unica per il CPIA 3 Torino per superare la prima delle difficoltà che i Centri per l’istruzione degli Adulti incontrano nel progettare corsi rivolti a donne e figli: la sicurezza degli spazi. 

La geografia dei locali della scuola è stata rivista affinché fosse possibile ospitare adeguatamente i bambini della fascia 0-4. Questi ultimi sono quindi accolti in due aule separate; in una, più piccola e isolata, ci sono i lattanti, che ancora non si muovono autonomamente e hanno bisogno di maggior riposo, mentre nella seconda quelli più grandi, che hanno già sviluppato una certa autonomia. 

Lungo il corridoio che porta alla sezione dei bambini più grandi vengono accolti ogni mattina le madri e i figli al loro arrivo. La maggior parte dei bambini ha un’età compresa tra 1 e 2 anni.

Il riposizionamento delle stanze e dei loro usi ha permesso di ricavare anche un luogo silenzioso per l’allattamento, una stanza che da sola sembra raccontare la particolare convivenza ibrida di adulte e bambini, CPIA e nido nello Spazio non-solo mamme: aula insegnanti al momento dell’apertura, spazio allattamento durante le lezioni.

Il secondo elemento di novità dello Spazio non solo-mamme è la presenza di personale qualificato per la cura dei minori. Il servizio educativo infatti è stato affidato alla Cooperativa Educazione Progetto, che vanta una lunga esperienza nella gestione di servizi educativi rivolti a bambini in età prescolare, e ha messo a disposizione del CPIA 3 due educatrici nido e una responsabile pedagogica. Nelle ore in cui le allieve sono impegnate nell’attività didattica, le educatrici si prendono cura dei figli secondo le modalità del baby-parking: somministrazione del cibo, pulizia e attività ludico-educative. Le professioniste sono supportate da due tirocinanti della Facoltà di Scienze dell’Educazione dell’Università di Torino.

Oltre alle educatrici, in via Poma operano due tesiste laureande in Educazione Professionale e Scienze dell’Educazione, che svolgono attività di osservazione e mediazione in concerto con il corpo docente nei percorsi di ricerca-azione sulla relazione madre-bimbo e in un contesto ibrido adulte-bambini. 

L’attività didattica rivolta alle donne si svolge nelle ex-sezioni della scuola dell’infanzia. I gruppi classe sono due: uno di alfabetizzazione in lingua e cultura italiana (livelli A1/A2) e uno di scuola media. 

 I docenti impegnati sono cinque e i corsi si svolgono dal lunedì al giovedì, al mattino, in orario 10-13:00. 

Le allieve iscritte sono circa quaranta; si tratta di donne-madri, benché non tutte usufruiscano del servizio educativo proposto dalla scuola: i bambini accolti in via Poma sono circa 30. A questi si aggiungono le mamme e i bambini che frequentano al pomeriggio i moduli formativi di alfabetizzazione digitale proposti dalla startup “Merende digitali”, in collaborazione con Cascina Roccafranca. Tutte le allieve sono straniere, residenti sia a Torino, sia nella Città Metropolitana, che fuori provincia. La studentesse si caratterizzano per situazione abitativa, fattore che influenza in modo rilevante la loro frequenza a scuola, le aspettative e le progettualità; mentre una parte abita in famiglia, presso la propria casa, l’altra vive in comunità. In questo secondo caso si tratta di donne richiedenti asilo o rifugiate, che abitano in centri di accoglienza CAS (Centri di Accoglienza Straordinaria) o SAI (Sistema di Accoglienza e Integrazione). In pochi casi si tratta i comunità mamma-bimbo per vittime di violenza. 

Tutte le allieve sono caratterizzate da una certa fragilità, declinata a seconda del percorso migratorio e di vita, che le vede nella maggior parte dei casi escluse dalla vita della comunità in cui abitano e fortemente isolate. Sono disoccupate e soprattutto inoccupate: in alcuni casi per scelta personale o familiare, spesso perché impegnate a tempo pieno nella cura dei figli. 

La nazionalità maggiormente rappresentata è quella nigeriana, seguono quella marocchina e egiziana, poi ivoriana, peruviana, pakistana e senegalese. Sono presenti anche una studentessa statunitense e una rumena. La maggioranza delle studentesse ha un’età compresa tra i 25 e i trent’anni e vive in Italia da meno di quattro anni.

Le attività che caratterizzano lo Spazio non-solo mamme si rivolgono sia alle studentesse adulte che frequentano il CPIA, sia ai loro figli. Per quanto riguarda le prime, il primo obiettivo è quello di rimuovere gli ostacoli che impediscono alle donne madri impegnate a tempo pieno nel lavoro di cura di accedere al diritto allo studio, affinché possano usufruire di percorsi di educazione permanente, finalizzati alla loro promozione sociale, all’autodeterminazione. 

Per quanto concerne i minori invece, si mira a contrastare la povertà educativa che deriva anche dall’isolamento sociale e culturale dei nuclei familiari, e di fornire un servizio educativo di qualità, che metta al centro il bambino come individuo e non solo la sua cura. 

Infine lo Spazio non-solo mamme intende promuovere la costruzione di una comunità educante – genitrici-educatrici-docenti CPIA-Università – basata sulla “circolazione educativa”, e la sperimentazione di processi e pratiche di condivisione.

L’obiettivo finale del Progetto è quindi quello di sperimentare e delineare buone pratiche che possano migliorare l’offerta formativa ed educativa storicamente definita scuola delle mamme, e esportarle oltre le mura del CPIA 3 Torino.

I gruppi classe presenti in via Poma sono due: uno di alfabetizzazione in lingua italiana, composto da studentesse che vivono in Italia da meno di due anni, spesso alla prima esperienza di scuola nel nuovo paese e presentano un’interlingua ancora fortemente limitata; il secondo è un corso di primo livello, finalizzato al conseguimento del diploma conclusivo del primo ciclo di istruzione. In entrambi i casi l’offerta è di 12 ore settimanali, in orario mattutino, così da agevolare le donne i cui figli frequentano la scuola dell’infanzia o primaria. 

Il personale del CPIA si è impegnato a garantire il diritto allo studio delle studentesse secondo un principio di equità, e quindi a programmare le attività affinché le allieve potessero usufruire della stessa offerta formativa degli altri allievi di CPIA. Inoltre l’equipe che lavora nello Spazio non-solo mamme – costituita, oltre ai docenti del CPIA, dalle educatrici, dalle tesiste del Dipartimento di Filosofia e Scienze dell’Educazione e da un ricercatore impegnato nell’attività di ricerca-azione – ha scelto di proporre una didattica ad hoc che sapesse rispondere alle esigenze e alle specificità delle studentesse coinvolte. In questo senso il progetto “(Per)corsi di cultura circolare: sostenibilità, competenze e solidarietà” si è rivelato un supporto fondamentale. Vincitore del bando 4 della Regione Piemonte, finanziato dall’Assessorato alle Politiche della Famiglia, dei Bambini e della Casa, Sociale, Pari Opportunità e dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, è finalizzato a migliorare le competenze di base e trasversali della popolazione adulta femminile, e si articola attraverso laboratori, corsi e seminari in collaborazione con associazioni ed enti del Terzo settore. “(Per)corsi di cultura circolare” è coordinato dal dott. Pongiluppi del Dipartimento di Filosofia e Scienze dell’Educazione dell’Università di Torino, Istituzione che cura l’articolazione pedagogica ed educativa del progetto in rete con la comunità educante che opera in via Poma. Ente capofila è l’Associazione Sardi A. Gramsci di Torino, in partenariato con la Fondazione Istituto Piemontese A. Gramsci, la FiTeL Piemonte (Federazione Italiana Tempo Libero). 

 

Grazie al Progetto è stato possibile aumentare il numero di bambini accolti, migliorando la qualità del servizio educativo; soprattutto è stato possibile ampliare l’offerta formativa rivolta alle allieve, grazie all’attivazione di moduli formativi a loro dedicati, incardinati nei corsi curricolari di alfabetizzazione e primo livello. Si tratta di corsi di educazione alimentare, alla sessualità e alla salute sessuale, allo sviluppo del bambino, di consapevolezza del corpo nello spazio – curati dall’associazione NudƏ – di laboratori di fotografia e colori, di cucina, sportelli di tutela legale e promozione sociale, in collaborazione con formatrici e formatori esterni.

 

 

 

 

 

L’obiettivo è quello di progettare e proporre una didattica calibrata sui bisogni e gli interessi formativi e culturali della popolazione femminile presente in via Poma, nel tentativo di costruire uno spazio autonomo di cui le donne hanno bisogno, a partire dalle loro esperienze. Sono questi elementi che la storia dell’educazione degli adulti in Italia ci porta in eredità, e che definiscono lo studente adulto come attore attivo, capace di appropriarsi di spazi di apprendimento e di farli propri. In questo senso la Scuola non è solo recupero di apprendimenti o acquisizione di competenze, ma piuttosto spazio di partecipazione e cittadinanza.  

 

Un’ulteriore esperienza tratta dall’esperienza delle 150 ore in Italia ha ispirato la pratica educativa e didattica esplorata in via Poma, e cioè i processi di femminilizzazione dei corsi rivolti alle donne, nei quali queste ultime si fecero protagoniste della programmazione e della modulazione dei percorsi formativi a loro dedicati. In via Poma infatti è stato proposto l’esperimento “Fare parole insieme: scuola, comunità, emancipazione”, nel tentativo di dare spazio a un discorso femminile collettivo, di rilevare i bisogni, i posizionamenti e le aspettative delle studentesse. Si tratta di un ciclo di incontri rivolti e gestiti dalle donne dello Spazio non-solo mamme e coordinati da alcune insegnanti del CPIA 3 Torino e da un’educatrice professionale. 

 

 

 

 

Attraverso gli strumenti mutuati dal teatro dell’oppresso e dal metodo Freire, le donne si sono confrontate sul tema della Scuola, a partire dalle loro esperienze, dalle aspettative, dai bisogni e dalle difficoltà. I materiali cartacei prodotti e l’osservazione dell’attività costituiranno materiale di ricerca e riflessione e didattica per la definizione di buone pratiche. 

 

L’esperienza di “Fare parole insieme: scuola, comunità, emancipazione”

 

Inoltre “Fare parole insieme”, così come l’insieme delle attività didattiche proposte in via Poma, hanno permesso di lavorare su e coi pregiudizi relativi alle donne, alle migranti, alla maternità, alla famiglia (e non solo) in un’ottica multiculturale e transculturale, facendone materia e materiale di riflessione, studio, e apprendimento. Riteniamo infatti che siano molti i pregiudizi che gravitano intorno alle esperienze di “scuola delle mamme” nella storia recente del nostro paese – pregiudizi relativi alle studentesse-madri e ai loro bisogni, innanzitutto – e che ne abbiano fortemente segnato il cammino.

 

 

Infine l’offerta formativa proposta nello Spazio non-solo mamme si è avvalsa delle numerose collaborazioni instauratesi nel corso dell’anno con enti e associazioni del territorio. Oltre ai già citati laboratori di educazione digitale, di cui si sono fatte promotrici le formatrici di “Merende digitali”, la scuola di via Poma ha collaborato con la casa del quartiere della Circoscrizione 2, Cascina Roccafranca, all’interno del progetto “Impatto”, in collaborazione con la Coop di Beinasco, dando vita a un corso di cucina – “Impasto con Impatto” – che ha avuto luogo nei locali della Casa del quartiere. 

Coordinatrice per il cpia 3 Torino “Tullio De Mauro”: Giulia Pizzolato, docente, giulia.pizzolato@cpia3torinotulliodemauro.org
Coordinatore per l’Università di Torino: Francesco Pongiluppi, ricercatore, francesco.pongiluppi@unito.it

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